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Autore: Giovanni Runchina
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L’indice di solvibilità: calcolo e importanza
Misurare la capacità di pagare i propri debiti è essenziale per capire se si possono mantenere gli impegni presi con i propri creditori. “Paghiamoci” ti offre un set di strumenti e di soluzioni per aiutarti a conoscere nel dettaglio e a irrobustire questo parametro. L’indice di solvibilità, noto anche come “indice di capacità di rimborso” o “indice di liquidità a lungo termine”, è un indicatore finanziario che misura la capacità di un’azienda di pagare i propri debiti entro le scadenze. In sintesi consiste nella capacità di un debitore di mantenere gli impegni presi con i propri creditori, restituendo integralmente e nei tempi stabiliti il denaro ricevuto in prestito. Conoscere e monitorare costantemente il grado di solvibilità della propria azienda è fondamentale per assicurare il buon funzionamento della stessa e adottare le decisioni migliori per il suo sviluppo. Ma perché l’indice di solvibilità è importante per le aziende? Per un’azienda la solvibilità è un elemento fondamentale che va sempre tenuto sotto stretto controllo, considerato che la presenza di debiti è praticamente fisiologica nella struttura aziendale. Per misurare il grado di solvibilità di un’azienda si ricorre all’indice di solvibilità; si tratta di un rapporto che permette di determinare, appunto, la capacità di saldare i propri debiti alla scadenza dei termini (siano essi brevi, medi o lunghi), in base ai flussi di cassa generati con la propria attività. Maggiori saranno i flussi, maggiore sarà la capacità di sostenere debiti importanti. Ovviamente, quanto più l’azienda riesce a onorare gli impegni presi con i creditori nei termini stabiliti, tanto più è da considerarsi solvibile e, dunque, in buona forma. In altre parole, l’indice di solvibilità definisce il livello di stabilità finanziaria di un’impresa e viene per questo impiegato da banche e istituti finanziari, insieme all’analisi di bilancio, per decidere se concedere o meno un prestito o un finanziamento e a quali tassi. Un’azienda solvibile possiede risorse economiche maggiori rispetto a quanto deve ai suoi creditori ed è in grado di gestire agevolmente il suo debito. Ma la verifica preliminare della solvibilità è consigliabile anche nella valutazione da parte di nuovi potenziali clienti e fornitori. Si tratta, infatti, di uno strumento imprescindibile quando bisogna stringere nuovi rapporti commerciali che richiedono pagamenti differiti. Un suo uso accurato e tempestivo permette di tutelarsi dal rischio di insolvenza. Ma come si calcola l’indice di solvibilità? Esistono diversi modi per calcolare l’indice di solvibilità, ma una delle formule più comuni prevede di dividere il patrimonio netto dell’azienda per il totale delle passività. Indice di Solvibilità = Patrimonio netto / Totale delle Passività Il patrimonio netto di un’azienda è la differenza tra il valore delle sue attività e il valore delle sue passività. Il totale delle passività, invece, rappresenta l’ammontare complessivo di tutti i debiti e le obbligazioni finanziarie dell’azienda. Ad esempio, supponiamo che un’impresa abbia un patrimonio netto di 500.000 euro e un totale delle passività di 1.000.000 di euro. Il suo indice di solvibilità sarebbe così ricavato: Indice di Solvibilità = 500.000 euro / 1.000.000 euro = 0,5 o 50% Ciò indica che il 50% delle passività dell’azienda potrebbe essere coperto vendendo il suo patrimonio netto. Una volta calcolato se: –il valore è maggiore di uno, l’azienda ha un eccellente grado di solvibilità e può ripagare senza difficoltà i suoi debiti; –il valore è uguale a uno, l’azienda ha le risorse necessarie per ripagare la totalità dei suoi debiti; –il valore è inferiore a uno, l’azienda non riesce a far fronte a tutti i suoi obblighi finanziari; Tuttavia, l’interpretazione dell’indice di solvibilità può variare a seconda del settore in cui opera l’azienda e delle sue specifiche condizioni finanziarie. Quali sono gli effetti per l’azienda che ha un indice di solvibilità positivo? Avere un’attività con un buon indice di solvibilità, quindi pari o superiore a uno, è importante per diversi motivi: – Garantisce la stabilità finanziaria perché significa che l’azienda ha adeguate risorse a lungo termine per far fronte ai propri obblighi. – Aumenta la fiducia degli investitori, in particolare quelli a lungo termine, perché l’indice positivo significa che l’impresa ha una buona capacità di generare profitti e di mantenere la sua attività nel tempo. – Facilita l’accesso al credito perché le banche e gli istituti finanziari saranno maggiormente propensi a concedere finanziamenti. L’azienda infatti ha risorse finanziarie a lungo termine per rimborsare il prestito senza problemi. -Migliora la reputazione dell’azienda che è considerata più solida e affidabile e gode di una migliore immagine sul mercato. Quali sono gli effetti per l’azienda che ha un indice di solvibilità negativo? Un indice di solvibilità inferiore a uno o negativo indica che il patrimonio netto dell’azienda non è sufficiente a coprire il totale delle sue passività. Ciò può comportare: -Difficoltà nel rimborsare i debiti e le proprie obbligazioni finanziarie a lungo termine. -Ridotta capacità di investimento poiché gran parte delle risorse finanziarie aziendali potrebbe essere impegnata nel rimborsare i debiti. -Difficoltà ad accedere al credito, considerato che le banche e gli istituti finanziari sono meno propensi a concedere fidi alle aziende in questa situazione. -Riduzione della fiducia degli investitori poco propensi a sostenere un’impresa con prospettive molto incerte. Quali strategie si possono attuare per migliorare l’indice di solvibilità di un’azienda? Un’azienda può adottare svariate strategie per migliorare la sua solvibilità. Tra queste: -Aumentare il proprio patrimonio netto con l’emissione di nuove azioni, l’incameramento di utili o l’acquisizione di nuovi finanziamenti. -Ridurre il proprio debito con il taglio dei costi, l’aumento delle entrate o la vendita di asset non essenziali. -Migliorare la gestione del capitale circolante attraverso il contenimento dei crediti inesigibili, l’efficientamento dei processi di fatturazione e il controllo dei propri stock. -Migliorare la redditività dell’azienda accrescendo la capacità di generare flussi di cassa e, quindi, incrementando la solvibilità. -Diversificare le fonti di finanziamento minimizzando così il rischio di dipendenza da una sola fonte di finanziamento. In generale, migliorare la solvibilità dell’azienda richiede una gestione finanziaria attenta e una pianificazione strategica a lungo termine. La differenza tra solvibilità e liquidità Sebbene si tenda spesso a utilizzarli come sinonimi, solvibilità e liquidità
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Bflows entra nel Fintech District
La fintech che ha sviluppato “Paghiamoci” è tra i nuovi ingressi nella prestigiosa community . Bflows – azienda fintech che ha sviluppato “Paghiamoci” – entra nel Fintech District, hub di riferimento per il fintech italiano. Una porta d’accesso all’ecosistema di settore che conta su una rete già consolidata e in continua espansione fatta di oltre 100 startup e di collaborazioni con: istituzioni pubbliche, investitori, professionisti, hub di innovazione internazionali, università e aziende. Il distretto, creato nel 2017 da SellaLab, piattaforma di innovazione per startup e aziende corporate del Gruppo Banca Sella, e da Copernico la piattaforma di spazi di lavoro che promuove lo smart working, ha sede a Milano nel cuore del suo distretto finanziario. Un luogo nel quale gli operatori del fintech presenti in Italia possono conoscersi e instaurare collaborazioni a vari livelli (commerciale e industriale) e cogliere l’opportunità di attrarre nuovi investimenti. Ma anche uno spazio che rappresenta occasione di crescita per tutto il tessuto imprenditoriale italiano attraverso l’open innovation, momenti di incontro, di condivisione di buone pratiche, messa in comune di servizi e competenze, avvio di nuove partnership e organizzazione di eventi per l’educazione finanziaria. L’adesione al Fintech District consente l’ingresso in un network in continua espansione che mette a disposizione strumenti, formazione e opportunità di crescita industriale e strategica, e consente inoltre di poter stabilire preziose relazioni con associazioni internazionali e istituzioni finanziarie partner del distretto.
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Il DSO: il tempo medio d’incasso dei crediti
Come calcolare questo indicatore, quali sono i suoi effetti sull’azienda e quali buone pratiche adottare per migliorarlo grazie a “Paghiamoci”. Quanto tempo impiega un’azienda a trasformare i propri crediti commerciali in denaro contante? Per rispondere a questa domanda – cruciale per comprendere l’efficienza dell’impresa e la qualità del suo flusso di cassa – bisogna calcolare il DSO, acronimo di (Days Sales Outstanding), cioè il tempo medio d’incasso. Con questo parametro si rileva il numero di giorni che passano dall’emissione di una fattura all’incasso. Come si calcola il DSO? Il DSO può essere calcolato in vari modi. La formula più semplice per ottenere un dato di massima prevede che i crediti commerciali al netto dell’IVA siano divisi per il fatturato. Il valore che si ottiene va poi moltiplicato per i giorni annui (365). A titolo di esempio se un’azienda ha fatturato in un anno 1.000.000 euro e al 31 dicembre ha in bilancio crediti al netto dell’IVA per 300.000 euro il suo DSO sarà il seguente: DSO = (300.000/ 1.000.000) x 365 giorni = 109 Ciò significa che l’azienda in questione impiega in media 109 giorni per trasformare un credito in denaro. In genere, quando si esamina il flusso di cassa di una determinata società, è sempre utile tenere traccia del suo DSO nel tempo per valutarne le fluttuazioni. Per costituire un buon riferimento, il DSO infatti deve essere analizzato tenendo conto di vari aspetti: Che cosa significa avere un DSO alto? Se un’azienda ha un DSO elevato significa che impiega troppo tempo per ottenere quanto dovuto dai clienti. Se l’andamento è comunque in rialzo significa che si sta perdendo il controllo del processo di fatturazione, dell’incasso e del recupero dei crediti. Questo ha un effetto negativo sulla liquidità e quindi sul flusso di cassa ma anche sulle relazioni con il cliente. Che cosa significa avere un DSO basso? Se un’azienda ha un DSO basso vuol dire che sta raccogliendo i crediti in modo efficiente e che può contare su un buon flusso di denaro contante, imprescindibile per far fronte alle necessità dell’attività. Ma come si può migliorare il DSO? Il DSO è un parametro migliorabile. Ecco alcuni fronti su cui agire: Ma in che modo “Paghiamoci” migliora il DSO di un’ azienda? Il network “Paghiamoci” offre un innovativo sistema di smobilizzo dei crediti commerciali che consente di incassare prima le fatture impagate, trasformando la liquidità bloccata in una risorsa preziosa senza ricorrere a prestiti. Questo grazie al lavoro di una serie di algoritmi proprietari, alimentati dall’intelligenza artificiale, che calcolano il percorso più efficace dentro il network di imprese per massimizzare gli incassi e i pagamenti tra gli iscritti. Una sorta di navigatore che orienta i flussi di pagamento liberando la liquidità intrappolata nella rete. Questo è un primo grande strumento di miglioramento del DSO. Ma il set a disposizione è ancora più ricco e comprende un servizio per monitorare e gestire in modo centralizzato i propri crediti caricando e visualizzando fatture, tenendo traccia dei pagamenti e automatizzando i processi di recupero e i solleciti. La piattaforma si integra con il sistema ERP (Enterprise Resource Planning), ovvero il software che gestisce tutti i processi e le funzioni aziendali, e il cassetto fiscale dell’azienda, permettendo l’accesso diretto ai dati finanziari e ai flussi di pagamento. Infine, “Paghiamoci” offre anche il servizio di Dynamic Discount, che dà l’opportunità alle aziende di beneficiare di sconti e di incentivi per i pagamenti anticipati delle fatture. Tutti strumenti che permettono di incidere sui fronti che risultano essere importanti per il miglioramento del DSO aziendale.