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Tag: capitale circolante

  • I mezzi per consolidare il patrimonio netto

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    I mezzi per consolidare il patrimonio netto

    “Paghiamoci” ottimizza la gestione dei crediti commerciali e migliora il flusso di cassa contribuendo a irrobustire questo parametro. Il patrimonio netto aziendale è l’insieme di risorse appartenenti all’azienda e ai suoi soci fondatori e che possono essere usate in qualsiasi momento al fine di sostenere le attività. Speso all’interno del bilancio queste voci sono indicate come mezzi propri o fondi propri. Ma come è composto il patrimonio netto? Il patrimonio netto è costituito dalle seguenti voci: Rappresenta il capitale conferito, in fase iniziale, da chi ha fondato l’azienda, sia esso il singolo imprenditore o si tratti dell’insieme dei soci. In quest’ultimo caso viene definito capitale sociale. Stabilito nell’atto costitutivo dell’azienda, può aumentare di valore per delibera o subire un’erosione a causa di crisi finanziaria; Si tratta di liquidità utile in situazioni emergenziali ed è formata da accantonamenti di denaro. Le riserve di qualunque natura sono calcolate in percentuale alle passività dell’azienda. Sono i profitti o le eventuali perdite nel corso dell’esercizio. Il valore di questa voce è, quindi, la differenza tra i ricavi delle vendite e i costi di produzione. In questa voce rientrano gli utili (o le perdite) dell’esercizio precedente che vengono conteggiati nel bilancio dell’esercizio in corso. Parte degli utili, infatti, può essere distribuita tra i soci o aggiunta alle riserve; allo stesso tempo, una percentuale delle perdite può essere coperta con la liquidità delle riserve. Tutto ciò che rimane fuori da questi meccanismi viene portato a nuovo, cioè rimandato all’esercizio successivo. Quali sono i vantaggi di un aumento del patrimonio netto? Irrobustire il patrimonio netto ha effetti positivi di vario genere che possono essere riassunti per punti: Il contributo di “Paghiamoci” al rafforzamento del patrimonio netto dell’azienda “Paghiamoci” rafforza il patrimonio netto dell’azienda principalmente attraverso l’ottimizzazione della gestione dei crediti commerciali e il miglioramento del flusso di cassa. Questi obiettivi si raggiungono grazie a: 1. Rafforzamento del cash flow Gli algoritmi di “Paghiamoci” sono in grado di ottimizzare i flussi in entrata e in uscita tra le aziende che stanno all’interno della rete. Questo riduce i tempi di incasso e migliora la liquidità disponibile permettendo di avere più risorse a disposizione. Inoltre riduce la necessità di ricorrere a finanziamenti esterni e migliora la posizione finanziaria netta; 2. Riduzione dei costi finanziari Grazie all’abbattimento dei tempi di incasso e alla gestione ottimizzata dei crediti, le imprese riducono la loro dipendenza da finanziamenti esterni (es. prestiti bancari o linee di credito). Ciò genera una diminuzione dei costi finanziari, che si traduce in un miglioramento del risultato netto e, di conseguenza, del patrimonio netto; 3. Ottimizzazione del capitale circolante netto (CCN) “Paghiamoci” permette di gestire in modo più efficiente il capitale circolante netto, che è la differenza tra le attività correnti e le passività a breve termine. Una gestione ottimizzata di questo parametro significa che l’azienda può mantenere un equilibrio migliore tra crediti, debiti e magazzino, migliorando la liquidità e riducendo il rischio di insolvenza; 4. Miglioramento del rating finanziario Un gestione più efficiente dei crediti e l’irrobustimento del cash flow può portare a un miglioramento del rating finanziario dell’azienda. La conseguenza è l’accesso a condizioni di credito più favorevoli e a tassi di interesse più bassi, elementi che contribuiscono ulteriormente al rafforzamento del patrimonio netto; 5. Supporto decisionale fondato sui dati “Paghiamoci” mette a disposizione strumenti di monitoraggio e analisi dei dati che aiutano le aziende ad assumere decisioni informate sulla gestione finanziaria. Azioni accurate e tempestive che migliora complessivamente la salute finanziaria dell’azienda e incidono positivamente sul patrimonio netto; 6. Riduzione del rischio d’insolvenza Una gestione più efficiente dei crediti e dei flussi di cassa riduce il rischio di insolvenza, migliorando la stabilità finanziaria dell’azienda e rafforzandone il patrimonio netto.

  • Rivoluzioniamo la gestione dei crediti commerciali

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    Rivoluzioniamo la gestione dei crediti commerciali

    Nicola Pirina, CEO di Bflows: “Paghiamoci è la soluzione per migliorare il Vostro circolante”. Nel mondo della finanza, dell’amministrazione e del controllo l’innovazione è la chiave per rimanere al passo con i tempi e non soccombere ai ritardi nei pagamenti. Abbiamo introdotto un cambiamento rivoluzionario nel fintech: Paghiamoci, un prodotto di Bflows Srl. Questa tecnologia è una vera e propria svolta per tutti coloro che posseggono una partita IVA in Italia, offre una soluzione unica per la gestione del capitale circolante e lo smobilizzo dei crediti commerciali. Paghiamoci è molto più di un semplice strumento finanziario: è  un vero e proprio alleato per la tua attività.  Con il suo approccio innovativo, Paghiamoci si distingue nettamente dai tradizionali sistemi. La sua forza risiede in una serie di algoritmi avanzati che analizzano e bilanciano i debiti e i crediti all’interno di una rete interconnessa di aziende, senza la necessità di liquidità esterna. In pratica, Paghiamoci trasforma i pagamenti tra clienti da singole transazioni a una rete interconnessa, permettendo un flusso di cassa più efficiente e sicuro. La bellezza di Paghiamoci sta nella sua semplicità e accessibilità. Non ci sono barriere di ingresso, costi di adesione o canoni nascosti. Inoltre, il servizio prevede una piccola fee solo su quanto effettivamente incassato, rendendolo estremamente conveniente per ogni tipo di attività, dalle piccole imprese agli autonomi. Questo significa che puoi gestire il tuo capitale in modo più efficace, riducendo i tempi di attesa per i pagamenti e minimizzando il rischio di insoluti. Con Paghiamoci, i pagamenti e gli incassi vengono attivati automaticamente, garantendo che ogni fattura venga saldata nel modo più efficiente. Questo processo completamente automatizzato risparmia tempo prezioso, permettendoti di concentrarti su ciò che conta davvero, far crescere la tua attività. Se sei un professionista o un’azienda con partita IVA in Italia, Paghiamoci rappresenta una scelta intelligente per la gestione della tua azienda. È semplice, efficiente e progettato pensando alle tue esigenze. Non perdere l’opportunità di far parte di questa rivoluzione nel mondo del finance. Scopri come Paghiamoci può trasformare la gestione finanziaria della tua attività oggi stesso. #Paghiamoci #FinanzaInnovativa #GestioneCrediti #SoluzioniFinanziarie #CapitaleCircolante #DebitiECrediti #FinanzaDigitale

  • Il capitale circolante netto

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    Il capitale circolante netto

    Ecco uno tra gli indicatori chiave della salute di un’azienda, come monitorarlo e in che modo il network “Paghiamoci” aiuta a migliorarlo. Il capitale circolante, noto anche come capitale circolante netto (CCN) o nella denominazione inglese Net Working Capital (NWC), è uno degli elementi chiave dello stato patrimoniale dell’azienda. Il CCN risponde a una domanda fondamentale: «L’azienda è in grado o meno di pagare i suoi debiti a breve termine, ovvero le fatture ad esempio, con la propria liquidità corrente, immediata o differita?». Il Capitale Circolante Netto è un parametro essenziale da tenere sotto controllo, tuttavia per quanto importante – da solo – non è un indicatore sufficiente per giudicare positivamente una gestione finanziaria. È quindi utile confrontarlo con altri elementi come, ad esempio, il cash flow. Ma come si calcola il CCN? Il suo valore si ottiene dalla differenza tra attività correnti e passività correnti che devono essere: a breve termine, non finanziarie, relative al core business e di natura monetaria (non contabile). Più precisamente, per calcolare il capitale circolante netto bisogna sommare le attività a breve termine (crediti commerciali, scorte di magazzino, conti correnti bancari, altre attività che dovrebbero essere liquidate o trasformate in contanti in meno di un anno) e sottrarre le passività a breve termine (debiti verso fornitori, salari da corrispondere, imposte e tasse da pagare, prestiti bancari a breve termine, altri debiti esigibili entro un anno). In finanza aziendale, con il termine “corrente” ci si riferisce a un periodo uguale o inferiore a un anno. Ne deriva che le attività correnti sono disponibili entro 12 mesi, le passività correnti hanno scadenza entro 12 mesi. Un esempio pratico di calcolo del capitale circolante netto (CCN) Se una società ha attività correnti per 100.000 euro e passività correnti pari a 80.000 euro, il suo CCN sarà di 20.000 euro. Se questo risultato è in linea o superiore alla media del settore di riferimento in cui opera un’azienda di dimensioni comparabili ciò significa che l’azienda in questione è in buona salute. Al contrario, un CCN basso può indicare un rischio di sofferenza o insolvenza. Perché è importante monitorare il CCN? L’analisi e il monitoraggio del capitale circolante netto (CCN) consente di misurare la liquidità, l’efficienza operativa e la salute finanziaria a breve termine e quindi la capacità di portare avanti le attività quotidiane da parte di un’azienda. Se il capitale circolante è troppo basso, l’impresa potrebbe avere difficoltà a far fronte ai propri debiti a breve termine e a sostenere le spese operative, come il pagamento dei fornitori e dei dipendenti. Se, invece, il capitale circolante è troppo alto potrebbe esserci una inefficienza nell’utilizzo delle risorse finanziarie. Per questo motivo, le aziende cercano di mantenere un equilibrio adeguato tra il loro attivo circolante e il passivo circolante. Sottovalutare l’importanza della gestione della liquidità nel breve periodo diventa un rischio che le imprese, soprattutto quelle medio-piccole, non possono correre. Una situazione patrimoniale dove l’attivo a breve non copre il passivo a breve segnala che non ci sono risorse immediate per coprire tutti i debiti correnti. Questo fatto da solo non è sinonimo di insolvenza, ma è comunque un segnale di difficoltà nel gestire le risorse finanziarie. Il capitale circolante netto, insieme al cash flow, fa parte di quei sistemi di allerta preventiva che non si possono trascurare se si vuole garantire la continuità aziendale e la segnalazione tempestiva di uno stato di crisi. Che cosa indica il capitale circolante netto (CCN) negativo? Si dice che una società ha un capitale circolante netto negativo se le sue attività correnti sono inferiori alle sue passività correnti. In pratica, se la differenza produce un numero negativo o se il suo coefficiente di capitale circolante, ovvero il valore delle attività correnti diviso per le passività correnti, è inferiore a uno. Nel concreto una situazione del genere è indice di tensione finanziaria in atto o imminente che richiede grande attenzione e un’analisi attenta, prima di decidere gli interventi da attuare. Un’impresa con uno squilibrio finanziario, infatti, rischia non solo di non essere in grado di far fronte alle scadenze di breve termine come rimborsare i suoi creditori, ma in casi estremi può finire in uno stato di insolvenza. Tuttavia in un contesto simile, ancor prima di intervenire bisogna indagare bene le cause e studiare la dinamica dell’assorbimento della cassa. Una performance negativa potrebbe essere causata da un evento non ricorrente come la ritardata consegna di una commessa molto grossa, oppure la svalutazione di un rilevante credito non più esigibile. Insomma, i motivi possono essere differenti e magari legati a un mix di fattori, anche se nella maggior parte dei casi un capitale circolante negativo trova in genere fondamento nelle difficoltà a incassare i crediti. Che cosa indica un capitale circolante netto (CCN) positivo? Un capitale circolante positivo indica che un’azienda può finanziare le sue operazioni correnti e, eventualmente, investire in attività e crescita future. In linea generale, quindi, se il valore è positivo la situazione aziendale lo è altrettanto. Ma è necessario sempre un monitoraggio attento perché un risultato alto può nascondere problemi. Potrebbe indicare, per esempio, che l’impresa ha troppe scorte o non sta investendo la liquidità in eccesso. La maggior parte degli investimenti, che siano finalizzati all’espansione della produzione o alla crescita in nuovi mercati, implicano infatti una riduzione del circolante netto. Ma ci sono strategie per migliorare il capitale circolante netto (CCN)? Esistono anche delle strategie per migliorare il capitale circolante netto. Prendiamo il caso della società X, che nel primo bilancio annuale presentava un capitale circolante di soli 10.000 euro, con una media delle attività correnti di 50.000 euro e passività medie di 40.000 euro. Per migliorare il proprio capitale circolante, l’azienda in questione potrebbe mantenere più liquidità in riserva. Da questo aggiustamento ne deriverebbe un aumento del capitale circolante. In linea generale, per migliorare questo parametro si potrebbe agire su diversi fronti: a-i crediti verso clienti attraverso larevisione delle procedure d’incasso, l’applicazione di sconti sull’anticipo pagamenti, la cessione dei crediti ad operatori di factoring; b-le rimanenze di magazzino