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Categoria: news
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Microcredito: argine contro desertificazione bancaria e fragilità
Lo strumento è sempre più diffuso, ma sono ancora molte le criticità. La nostra sintesi del rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Per un nuovo dialogo con i territori”. La chiusura di sportelli e filiali, soprattutto nelle aree interne e del Mezzogiorno, con ripercussioni drammatiche sulle fasce della popolazione maggiormente fragili. Quello della desertificazione bancaria è uno tra i fenomeni maggiormente preoccupanti fotografato dall’ultimo rapporto sull’inclusione finanziaria curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e la Rete Italiana di Microfinanza e Inclusione Finanziaria, intitolato “Inclusione finanziaria e microcredito. Per un nuovo dialogo con i territori” (qui il link alla pagina per scaricare abstract o ricerca integrale). Stando al dossier, presentato di recente a Roma nella sede dell’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, oltre 4,4 milioni di italiani vivono in comuni completamente privi di servizi bancari fisici. Un dato che, unito alla difficoltà di accesso al credito, contribuisce ad aumentare le disuguaglianze economiche e sociali nel Paese dove, sempre secondo i numeri forniti dallo studio, sono oltre 600 mila le famiglie – pari a 1,3 milioni di persone – prove di conto bancario o postale. Per la maggior parte si tratta di nuclei con reddito inferiore ai 17 mila euro annui e localizzati soprattutto nel sud e nelle isole (72% dei casi). La difficoltà di ottenere finanziamenti penalizza non solo le famiglie, ma anche le piccole e medie imprese, spesso prive del supporto necessario per svilupparsi. Progressivo smantellamento delle reti bancarie fisiche, sopratutto nei piccoli centri abitati perlopiù da anziani e con alta concentrazione di nuclei familiari a basso reddito, ridisegnano di fatto la geografia dell’accesso al credito creando una polarizzazione tra zone più ricche e più povere con queste ultime private sempre più di strumenti essenziali. Desertificazione che, ovviamente, incide anche sul tessuto produttivo, considerato che questo stato di cose negativo si riverbera pure sulle imprese dislocate nelle zone maggiormente interessate da questo impoverimento. La fragilità come condizione strutturale di determinate porzioni del nostro Paese. In questo quadro così articolato, tuttavia, il microcredito si sta dimostrando opportunità concreta per colmare il divario, considerato che agisce con particolare efficacia nei contesti in affanno appena menzionati. A differenza dei prestiti bancari, non richiede garanzie reali ed è spesso accompagnato da servizi di formazione e consulenza e si mostra indicato per sostenere microimprese (che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale), lavoratori autonomi e famiglia in difficoltà economica. Nel 2023 in Italia sono stati concessi 17.785 prestiti, per un totale di 298 milioni di euro. L’importo medio è stato di 26.018 euro per il microcredito produttivo e 4.971 euro per quello sociale. La durata massima arriva fino a 10 anni per il microcredito imprenditoriale e 5 anni per il sociale. Risultati positivi che possono ulteriormente migliorare se accompagnati da un mutamento delle caratteristiche di fondo del sistema. Il primo ambito di intervento – sottolinea il rapporto – è dato da una massiccia opera di educazione finanziaria delle persone cui vanno consegnati strumenti più efficaci. Una seconda area di azione riguarda proprio il microcredito in senso stretto. Le recenti novità hanno esteso la durata dei prestiti ma mantenuto parametri rigidi in relazione al numero di dipendenti delle potenziali imprese beneficiarie, escludendo così alcune categorie di artigiani e di PMI. Urgente infine una maggiore attenzione al microcredito sociale, trascurato dall’ultima riforma. Se implementate, queste misure potrebbero rafforzare il ruolo del microcredito come strumento chiave per promuovere un’economia più equa e sostenibile, contribuendo a ridurre il divario finanziario tra Nord e Sud e a garantire maggiore inclusione finanziaria per tutti.
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Paghiamoci nella Community Be Smarters
La soluzione tecnologica creata da Bflows tra gli strumenti ritenuti ideali per rafforzare la gestione economica e finanziaria delle imprese. Si tratta di uno tra i 21 obiettivi del network di aziende che è in continua espansione. I dettagli nell’articolo. Oltre 50 imprese, ma il network è in continua espansione, accomunate da medesimi valori nella consapevolezza che l’uso etico della tecnologia può e deve essere alla base della costituzione di un sistema economico inclusivo, antifragile, rispettoso delle persone, in particolare le future generazioni, e dell’ambiente. Sono le caratteristiche della Community Be Smartes di cui fa parte Bflows. Progetto frutto di un processo collettivo e condiviso volto a creare un’economia sana prodotta da persone consapevoli che vivono una vita di soddisfazione, libera e responsabile, rispettosa del pianeta e degli altri. I primi mesi di attività della community, molto intensi, sono stati riassunti nel primo numero della pubblicazione di Smart BUZZ, il magazine di BeSmartes. Mesi che sono serviti a individuare con chiarezza i 21 obiettivi per un mondo migliore in cui si articola il “Programma 2028 – Agiamo insieme per un futuro sostenibile” pensato e sottoscritto dalla rete di partecipanti, ciascuno dei quali è chiamato a contribuire in maniera propositiva e con le proprie competenze e peculiarità alla crescita della comunità. Fra i traguardi da raggiungere da qui al 31 dicembre 2028 c’è la “Sostenibilità economica e finanziaria”. Ogni partecipante della community si impegna a riorientare il proprio modello di business verso pratiche economicamente sostenibili, senza compromettere sistemi ecologici e coesione sociale, attraverso adeguate scelte di acquisto, di investimento e bancarie. In quest’ottica ciascuno utilizza strumenti innovativi per migliorare il proprio flusso di cassa e, in generale, tutta la gestione aziendale. Tra gli strumenti consigliati c’è “Paghiamoci”, la soluzione tecnologica proposta da Bflows e reputata ideale per rafforzare la gestione economico-finanziaria delle imprese aiutandole a raggiungere un equilibrio ottimale. Roberto Spano, presidente di Bflows, ha raccontato in un breve intervento le caratteristiche di “Paghiamoci” che, sin dalla sua nascita, ha incontrato il favore sempre crescente di moltissime pmi italiane rappresentando un elemento di assoluta novità nell’ambito della Supply Chain Finance. La Community Be Smarters, oltre a dotarsi di un programma dettagliato e ambizioso, ha fissato tutte le tappe per l’anno corrente, puntando su networking e formazione, e intende proseguire nella sua opera di allargamento. Per ulteriori informazioni sull’iniziativa, i prossimi appuntamenti consultare il sito dedicato
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Bflows al “Supply Chain Maturity”
Nel corso del workshop che si è tenuto a Milano di recente, organizzato dall’Osservatorio Supply Chain Finance, sono state illustrate le novità più rilevanti per il settore alla luce del rapporto “Piattaforme digitali e commercio B2B” svolto da Allianz Trade. Tra queste la costruzione di un modello di riferimento sia per le imprese che utilizzano soluzioni di SCF, sia per quelle che le offrono. «La giornata è stata importante perché, da un lato, ha sancito il primo passo verso la costruzione di un modello di riferimento per le imprese che realizzano soluzioni di Supply Chain Finance e, dall’altro, ha posto le basi per una maggiore consapevolezza degli utilizzatori circa il ventaglio di soluzioni presenti sul mercato». È il commento di Roberto Spano, presidente di Bflows, a margine del workshop “Supply Chain Maturity” che si è tenuto nei giorni scorsi a Milano nella sala Consiglio di via Lambruschini. Si è trattato del primo focus verticale sui temi di ricerca dell’edizione 2024/2025 dell’Osservatorio Supply Chain Finance creato dalla School of Management del Politecnico di Milano. Bflows, la fintech che ha realizzato “Paghiamoci” la soluzione basata sulla network finance approccio innovativo nell’ambito della SCF, è tra gli sponsor dell’iniziativa e più in generale tra le aziende attivamente coinvolte nell’attività dell’organismo. Un’occasione sia per fare il punto sulla situazione della SCF in Italia, sia per riflettere sul livello di maturità delle aziende in questo ambito e condividere inoltre le più recenti novità in ambito legislativo. Il tutto all’interno della missione dell’Osservatorio: stimolare e condividere la conoscenza delle soluzioni di Supply Chain Finance soprattutto per ciò che attiene le opportunità di ottimizzazione del capitale circolante e di accesso al credito. A fungere da stimolo, la presentazione del rapporto di ricerca “Piattaforme digitali e commercio B2B. Impatti e tendenze nel mercato italiano” svolto da Allianz Trade. «Dallo studio – sottolinea Spano – emerge che l’interazione con i clienti avviene in modo tradizionale e che l’uso di una piattaforma digitale per la gestione delle relazioni commerciali benché in ascesa è ancora poco diffuso. Le informazioni desumibili sono estremamente preziose perché costituiscono la base per la costruzione di un modello maggiormente efficace, capace di soddisfare le esigenze di tutti gli attori coinvolti: le imprese che offrono soluzioni di SCF e quelle che le utilizzano». Elementi di grande utilità, considerati i numeri. Nel 2024 il mercato del credito di filiera si attesterà su un potenziale di 563-575 miliardi di euro. Questo dato non solo riflette la crescente necessità di soluzioni di finanziamento flessibili ma vuole sottolineare il bisogno urgente di strumenti innovativi per navigare un contesto economico complesso all’interno del quale appena il 25% del monte crediti commerciali risulta servito attraverso soluzioni tradizionali o nuove. Serve quindi un modello efficace, tanto più alla luce di quel 75% non gestito. Le varie opportunità offerte dalla SCF possono giocare un ruolo ancora più centrale, a patto che si risolvano alcune criticità. «Le imprese spesso non sono a conoscenza delle opportunità offerte dal SCF o trovano ostacoli nell’accesso a tali soluzioni. Questo workshop, accompagnato da un’intensa e proficua attività di studi e di stimolo della comunità – conclude Spano – intende proprio agire in tale direzione e colmare il deficit attuale per dare all’SCF la centralità che merita e che può acquisire».