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Tag: stato patrimoniale

  • Il capitale circolante netto

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    Il capitale circolante netto

    Ecco uno tra gli indicatori chiave della salute di un’azienda, come monitorarlo e in che modo il network “Paghiamoci” aiuta a migliorarlo. Il capitale circolante, noto anche come capitale circolante netto (CCN) o nella denominazione inglese Net Working Capital (NWC), è uno degli elementi chiave dello stato patrimoniale dell’azienda. Il CCN risponde a una domanda fondamentale: «L’azienda è in grado o meno di pagare i suoi debiti a breve termine, ovvero le fatture ad esempio, con la propria liquidità corrente, immediata o differita?». Il Capitale Circolante Netto è un parametro essenziale da tenere sotto controllo, tuttavia per quanto importante – da solo – non è un indicatore sufficiente per giudicare positivamente una gestione finanziaria. È quindi utile confrontarlo con altri elementi come, ad esempio, il cash flow. Ma come si calcola il CCN? Il suo valore si ottiene dalla differenza tra attività correnti e passività correnti che devono essere: a breve termine, non finanziarie, relative al core business e di natura monetaria (non contabile). Più precisamente, per calcolare il capitale circolante netto bisogna sommare le attività a breve termine (crediti commerciali, scorte di magazzino, conti correnti bancari, altre attività che dovrebbero essere liquidate o trasformate in contanti in meno di un anno) e sottrarre le passività a breve termine (debiti verso fornitori, salari da corrispondere, imposte e tasse da pagare, prestiti bancari a breve termine, altri debiti esigibili entro un anno). In finanza aziendale, con il termine “corrente” ci si riferisce a un periodo uguale o inferiore a un anno. Ne deriva che le attività correnti sono disponibili entro 12 mesi, le passività correnti hanno scadenza entro 12 mesi. Un esempio pratico di calcolo del capitale circolante netto (CCN) Se una società ha attività correnti per 100.000 euro e passività correnti pari a 80.000 euro, il suo CCN sarà di 20.000 euro. Se questo risultato è in linea o superiore alla media del settore di riferimento in cui opera un’azienda di dimensioni comparabili ciò significa che l’azienda in questione è in buona salute. Al contrario, un CCN basso può indicare un rischio di sofferenza o insolvenza. Perché è importante monitorare il CCN? L’analisi e il monitoraggio del capitale circolante netto (CCN) consente di misurare la liquidità, l’efficienza operativa e la salute finanziaria a breve termine e quindi la capacità di portare avanti le attività quotidiane da parte di un’azienda. Se il capitale circolante è troppo basso, l’impresa potrebbe avere difficoltà a far fronte ai propri debiti a breve termine e a sostenere le spese operative, come il pagamento dei fornitori e dei dipendenti. Se, invece, il capitale circolante è troppo alto potrebbe esserci una inefficienza nell’utilizzo delle risorse finanziarie. Per questo motivo, le aziende cercano di mantenere un equilibrio adeguato tra il loro attivo circolante e il passivo circolante. Sottovalutare l’importanza della gestione della liquidità nel breve periodo diventa un rischio che le imprese, soprattutto quelle medio-piccole, non possono correre. Una situazione patrimoniale dove l’attivo a breve non copre il passivo a breve segnala che non ci sono risorse immediate per coprire tutti i debiti correnti. Questo fatto da solo non è sinonimo di insolvenza, ma è comunque un segnale di difficoltà nel gestire le risorse finanziarie. Il capitale circolante netto, insieme al cash flow, fa parte di quei sistemi di allerta preventiva che non si possono trascurare se si vuole garantire la continuità aziendale e la segnalazione tempestiva di uno stato di crisi. Che cosa indica il capitale circolante netto (CCN) negativo? Si dice che una società ha un capitale circolante netto negativo se le sue attività correnti sono inferiori alle sue passività correnti. In pratica, se la differenza produce un numero negativo o se il suo coefficiente di capitale circolante, ovvero il valore delle attività correnti diviso per le passività correnti, è inferiore a uno. Nel concreto una situazione del genere è indice di tensione finanziaria in atto o imminente che richiede grande attenzione e un’analisi attenta, prima di decidere gli interventi da attuare. Un’impresa con uno squilibrio finanziario, infatti, rischia non solo di non essere in grado di far fronte alle scadenze di breve termine come rimborsare i suoi creditori, ma in casi estremi può finire in uno stato di insolvenza. Tuttavia in un contesto simile, ancor prima di intervenire bisogna indagare bene le cause e studiare la dinamica dell’assorbimento della cassa. Una performance negativa potrebbe essere causata da un evento non ricorrente come la ritardata consegna di una commessa molto grossa, oppure la svalutazione di un rilevante credito non più esigibile. Insomma, i motivi possono essere differenti e magari legati a un mix di fattori, anche se nella maggior parte dei casi un capitale circolante negativo trova in genere fondamento nelle difficoltà a incassare i crediti. Che cosa indica un capitale circolante netto (CCN) positivo? Un capitale circolante positivo indica che un’azienda può finanziare le sue operazioni correnti e, eventualmente, investire in attività e crescita future. In linea generale, quindi, se il valore è positivo la situazione aziendale lo è altrettanto. Ma è necessario sempre un monitoraggio attento perché un risultato alto può nascondere problemi. Potrebbe indicare, per esempio, che l’impresa ha troppe scorte o non sta investendo la liquidità in eccesso. La maggior parte degli investimenti, che siano finalizzati all’espansione della produzione o alla crescita in nuovi mercati, implicano infatti una riduzione del circolante netto. Ma ci sono strategie per migliorare il capitale circolante netto (CCN)? Esistono anche delle strategie per migliorare il capitale circolante netto. Prendiamo il caso della società X, che nel primo bilancio annuale presentava un capitale circolante di soli 10.000 euro, con una media delle attività correnti di 50.000 euro e passività medie di 40.000 euro. Per migliorare il proprio capitale circolante, l’azienda in questione potrebbe mantenere più liquidità in riserva. Da questo aggiustamento ne deriverebbe un aumento del capitale circolante. In linea generale, per migliorare questo parametro si potrebbe agire su diversi fronti: a-i crediti verso clienti attraverso larevisione delle procedure d’incasso, l’applicazione di sconti sull’anticipo pagamenti, la cessione dei crediti ad operatori di factoring; b-le rimanenze di magazzino